Le cure mediche e chirurgiche
ed i Testimoni di Geova
Alcuni ritengono erroneamente che i testimoni di Geova rifiutino di sottoporre se stessi ed i loro figli a cure mediche e chirurgiche attendendo, in caso di malattie ed incidenti, una guarigione miracolosa. Ciò è dovuto a notizie false, propagate ad arte da gruppi religiosi che cercano di creare pregiudizi tali da ostacolare l’opera di evangelizzazione compiuta dai testimoni di Geova. Vero invece che i Testimoni chiedono di essere curati senza fare ricorso a trasfusioni di sangue o somministrazione di suoi derivati. Ciò è un diritto, sancito dall’art. 32 della Costituzione che afferma:
"Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
Più di recente, l’art. 19 del Decreto Ministeriale del 15 gennaio 1991 ha stabilito che la trasfusione di sangue
"costituisce una pratica terapeutica non esente da rischi" e "necessita pertanto del consenso informato del ricevente".
Il rifiuto a lasciarsi somministrare sangue od emoderivati da parte dei testimoni di Geova nasce dal rispetto per quanto la Bibbia afferma al riguardo. Essi considerano infatti la Bibbia scrittura sacra ispirata da Dio e ritengono i suoi principi prevalenti rispetto a qualsiasi imposizione od opportunità in contrario. Consideriamo i passi della Sacra Scrittura ai quali si riferiscono i testimoni di Geova.
Secondo la Bibbia ai primi esseri umani non era dato uccidere gli animali e cibarsene: Solo quando le condizioni ambientali mutarono, il Creatore permise loro di cibarsi di carne, con una limitazione che si legge in Genesi 9,4:
"Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue".
Il testo ebraico della Bibbia invece di vita ha la parola nefesc, cioè anima. Comunque sia la proibizione di cibarsi di sangue è evidente e si estende a tutta l’umanità, non soltanto agli ebrei, perché venne data a tutti i superstiti del diluvio universale ed ai loro discendenti, cioè a tutti gli esseri umani oggi sulla terra.
La proibizione di mangiare sangue venne poi inclusa nella legge che Dio diede agli ebrei al monte Sinai, i cosiddetti "dieci comandamenti" e leggi applicative. E’ da tenere presente che, a differenza di altre leggi che si applicavano solo agli ebrei, la proibizione del sangue si estendeva anche agli stranieri di altra razza che vivevano in mezzo a loro. Nella Bibbia in Levitico 17,10-12 si legge:
"Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerò la faccia e lo eliminerò dal suo popolo. (...) Perciò ho detto agli Israeliti: Nessuno tra voi mangerà il sangue, neppure lo straniero che soggiorna fra voi mangerà sangue".
E’ significativo che l’uso di sancire un’alleanza mischiando il sangue dei contraenti, compiendo cioè una specie di trasfusione di sangue, comune presso altri popoli, erano sconosciuto presso gli ebrei e sostituito dal cosiddetto "patto di sale" (mangiare sale insieme) come viene indicata nel testo ebraico della Bibbia, in 2 Cronache 13,5, l’espressione tradotta comunemente "alleanza inviolabile"
Quando nacque la chiesa cristiana primitiva si pose il problema, tra l’altro, di stabilire se il divieto del sangue si applicasse ancora ai cristiani. La questione venne discussa a Gerusalemme in un concilio al quale parteciparono gli apostoli e gli anziani. Una relazione del concilio si legge nella Sacra Scrittura in Atti capitolo 15. La decisione si legge in Atti 15,29 come segue:
"Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dall’impudicizia: Farete quindi cosa buona a guardarvi da queste cose. State bene".
Alcuni commentatori della Bibbia sostengono che la decisione del concilio era dettata dal desiderio di non dispiacere ai cristiani di origine ebraica e quindi che essa non sarebbe più vincolante per i cristiani di oggi. Tale interpretazione è contraddetta dal fatto che gli apostoli e gli anziani attribuiscono la decisione anche allo "spirito santo" e la ritengono tra le "cose necessarie", non semplici raccomandazioni opportune. L’astensione dal sangue implica inoltre ben più che il fatto di non mangiarne. La congregazione cristiana dei testimoni di Geova considera la decisione del concilio di Gerusalemme vincolante per i cristiani di oggi e, dopo attenta considerazione e qualche iniziale incertezza, del tutto comprensibile quando si tratta di conciliare bioetica e religione, ritengono ora che essa non consenta l’accettazione di sangue od emoderivati nei trattamenti sanitari, inclusa l’autotrasfusione con sangue conservato ancorché dello stesso paziente..
Ciò non significa che i testimoni di Geova siano rimasti inerti in attesa di una guarigione miracolosa. Hanno indotto la classe medica a cercare ed adottare terapie e tecniche chirurgiche alternative alla trasfusione ed agli emoderivati ed il risultato di tali ricerche è oggi a disposizione di tutti. Per citare soltanto alcuni fatti: in Italia la prima apparecchiatura per il ricupero, filtrazione ed immediata reimissione del sangue stesso del paziente è stata offerta all’Ospedale Civile di Reggio Emilia dai testimoni di Geova; tale tecnica è stata usata recentemente per operare il papa all’anca senza trasfusioni di sangue (La Stampa, 30/4/1994); il primo trapianto di midollo per curare la talassemia major, al posto delle continue trasfusioni di sangue, è stato eseguito nel 1982 all’Ospedale Civile di Pesaro dal prof. Lucarelli sul piccolo Giosué Lilliu, figlio di testimoni di Geova, con pieno e definitivo successo; già nell’estate 1999 si registrava in Italia il terzo trapianto di cuore senza ricorrere a trasfusioni (Il Giornale, 2/9/1999); in Francia sono ora più i pazienti NON testimoni di Geova che rifiutano le trasfusioni che i testimoni di Geova stessi.
Presso la sede centrale dei testimoni di Geova in Italia, come pure nelle altre nazioni, è operante un Servizio Sanitario che provvede ad indicare ai testimoni che ne abbisognano le strutture sanitarie dove le loro istanze di essere curati senza violare la loro coscienza vengono prese in considerazione. Comitati sanitari locali mantengono poi il collegamento tra il Servizio Sanitario e le strutture sanitarie presenti sul territorio e svolgono un’azione informativa nei confronti della classe medica, favorendo la conoscenza di terapie, tecniche operatorie e medici che in campo internazionale hanno permesso di affrontare i problemi posti dalle esigenze di trattamento senza usare sangue o suoi derivati.
Per i testimoni di Geova la prospettiva oggi non è rinunciare al loro credo o morire, bensì essere curati nel rispetto delle loro convinzioni e vivere.
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Bibliografia:
La Sacra Bibbia (le citazioni sono dalla versione ufficiale della CEI; quando la numerazione dei capitoli e dei paragrafi di questa versione risulta differente da quella delle versioni acattoliche vengono indicati anche i capitoli e versetti alternativi).
"I testimoni di Geova - Proclamatori del Regno di Dio", edito nel 1993 dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
"Perspicacia nello studio delle Scritture", 2 volumi, edito nel 1990 dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
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